Anche a basse concentrazioni, il radon rappresenta un pericolo significativo per la salute. Adottando prudenzialmente il modello Lineare Senza Soglia (LNT), non è previsto un valore di concentrazione di attività di sicurezza al di sotto della quale il radon possa essere considerato privo di rischi. Le stime epidemiologiche, basate su studi condotti sia su popolazioni esposte professionalmente (ad esempio i minatori) che su popolazioni generali, suggeriscono un incremento del rischio di circa il 16% per ogni aumento di 100 Bq/m³ nella concentrazione di radon indoor. La consapevolezza del rischio legato al radon ha portato a sviluppare normative specifiche a livello internazionale e nazionale per la protezione della popolazione. In Europa, la direttiva 2013/59/Euratom ha stabilito linee guida per la gestione del rischio radon, imponendo livelli di riferimento e misure preventive per ridurre l’esposizione. In Italia, il Decreto Legislativo 101/2020 e ss.mm.ii. ha recepito queste indicazioni, introducendo il Piano Nazionale d’Azione per il Radon, che prevede obblighi per le Regioni e le Province autonome di individuare le aree ad alto rischio e di promuovere interventi di mitigazione nelle abitazioni, oltre che nei già previsti luoghi di lavoro. Le strategie di mitigazione del radon nelle abitazioni includono interventi passivi e attivi, come la sigillatura delle crepe, l’installazione di barriere anti-radon sotto le fondamenta e l’utilizzo di sistemi di ventilazione controllata. Misurazioni periodiche del radon sono raccomandate per monitorare i livelli indoor, soprattutto nelle aree identificate come “prioritarie”.
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